Facebook non è la realtà. O forse si?

Nei panni di attento osservatore, requisito minimo per ottemperare alla mia professione, non posso che notare il condizionamento, non più virtuale, che facebook ha sulle persone.
Tale condizionamento, inizia a diventare un problema.

Premetto che l’osservazione non si limita al campione di pazienti che ho attualmente e che ho avuto in passato. Si allarga a macchia d’olio ad amici, conoscenti e a sconosciuti che trovo su facebook inciampandoci senza volere, durante i viaggi social che mi capita di fare.

Ebbene, quello che ho notato, e spesso diagnosticato, è il condizionamento eccessivo che le persone hanno nei confronti di questo social. Da tale osservazione spesso nascono disagi psicologici che possono, in alcuni casi, peggiorarci la qualità della vita.
Analizziamo in maniera più approfondita tutte quelle dinamiche social che possono diventare altamente pericolose se non affrontate con la giusta consapevolezza.

I “like” (o mi piace)

Molte persone nei momenti di sconforto o di insicurezza tendono a postare immagini, soprattutto selfie, per ottenere una risposta o conferma dal loro pubblico al fine di rimotivarsi dopo una fase di scoraggiamento. L’incentivo al cambiamento o il ripristino di un umore più accettabile non può e non deve avvenire grazie ad una foto (magari photoshoppata e dunque non reale) e a dei like che mi ritrovo sulla bacheca. Tale stratagemma non potrà avere mai effetti a lungo termine e soprattutto non potrà mai essere efficace e veritiero. Questo meccanismo, altamente distorto, si basa esclusivamente sul prendersi in giro e sul non dirsi la verità dei fatti.
Attenti, nella maggior parte dei casi, questi like sono fasulli. Una grossa percentuale di queste conferme non è esattamente sentita. Lo dicono diverse ricerche:

  1. Reciprocità di like. Clicco like perché la persona lo ha fatto in precedenza con me.
  2. Simpatia. Clicco like perché la persona mi è simpatica (e non perché condivido quello che ha postato)
  3. Pena. Clicco like perche quel selfie è l’ulteriore conferma che la persona in questione è come si suol dire “alla frutta”. Mi fai pena, indi per cui clicco like.
  4. Mi sono scordato di te. Mi rendo conto che è un po’ che non ti metto mi piace e allora lo metto.

Eccesso di condivisione

La condivisione dovrebbe sempre avere un suo grado di intimità. L’intimità e la priorità, nell’esternare qualcosa di nostro (bello o brutto) ad alcune persone piuttosto che ad altre, determinano anche un’unicità delle relazioni che andiamo ad instaurare. Non tutti gli amici possono avere la stessa valenza. A meno che troviate normale condividere le vostre lamentele più private con tutti, il concetto di condivisione viene a ridefinirsi clamorosamente.

Polemiche e maleducazione

Alcune ricerche recenti hanno analizzato la maleducazione e l’inciviltà che regna sui social. Maleducazione un po’ più marcata nei maschi rispetto alle femmine. Atteggiamento negativo che permette all’utente di sfogare la sua frustrazione che in altro modo non riuscirebbe a risolvere.

Ecco: la risoluzione. Trovare le soluzioni ai problemi dovrebbe essere l’attività quotidiana più importante ai fini di una sopravvivenza dell’essere umano. Invece no. È più facile lamentarsi e sfogarsi magari prendendosela con qualcuno di cui non si conosce neanche la faccia. Volto che risulta essere mancante spesso anche nel profilo di chi critica (perché chi critica o si sfoga molte volte non ci mette neanche la faccia. Vedi chi mette la foto del gatto o di un fiore e magari non scrive per intero il proprio nome).

La faccia, l’espressione e la fisicità. Perché, forse, se avessimo la persona fisicamente in carne ossa di fronte a noi le stesse reazioni così pregne di aggressività non ci sarebbero. Relazioni fisiche che di conseguenza, nella realtà, subiscono un peggioramento dal punto di vista sia dell’empatia che dei rapporti veri e propri. Incertezze relazionali e affettive fanno si che le persone non sappiano più come si fa a fermare una persona al bar per poter semplicemente esternarle una propria sensazione di gradimento.

Invidia e gelosia

L’animo umano ci sorprende spesso per le sfaccettature che tende a mostrare nelle situazioni più estreme. Uno dei lati peggiori, visto sui social, ritengo sia il mostrare sentimenti di invidia/gelosia a prescindere. Binomio che viene enfatizzato copiosamente su facebook tramite esternazioni pesanti e sgradevoli. Esternazioni che sono la chiara conseguenza di pensieri del tipo “guarda quello come gli va bene” o “ma uno così brutto può meritarsi una ragazza così carina?”.
I rappresentati più noti della categoria invidiosi/ gelosi sono gli Haters.

Persone che insultando il vip del momento paradossalmente lo creano. Senza di essi (e soprattutto senza i loro insulti) Belen non sarebbe molto probabilmente Belen.

Realtà/finzione

Domanda: guardando Facebook non sembra che agli altri vada tutto perfettamente e a noi no?
Che agli altri spettino un maggior numero di ferie e a noi no? Che gli altri abbiano tutto (amici, soldi, fascino etc) e noi no? Ebbene, SEMBRA.
La realtà è diversa dalla finzione.

Tenete sempre conto di questa riflessione, perché è la causa della maggior parte dei disagi psicologici che vi sottolineavo ad inizio articolo.
A tutti la libertà di utilizzare i social come meglio si crede. Ma attenti.

Consapevolezza e una buona capacità di discernere devono essere alla base dell’utilizzo. Chiedo troppo?

Dott. Marco Dieci
Psicologo a Parma


Psicoterapeuta Parma

Psicologo a Parma
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